Sono cresciuta in campagna e se chiudo gli occhi mi sembra di sentire tanti profumi...
Il profumo del "freddo", il profumo della stufa a legna, della terra appena arata, dell'erba tagliata, del fieno. Delle mele cotte nell'acqua, della pasta all'uovo appena fatta e lasciata asciugare sul tavolo della cucina, il profumo della polenta nel paiolo, delle scorze di arancia messe sopra alla stufa, della naftalina negli armadi. Il profumo della mia nonna.
Il gusto della verdura del nostro orto, dove la nonna passava ore a zappare e sapeva l'ora ascoltando i rintocchi delle campane del paese. Della frutta degli alberi che crescevano davanti casa e nel vigneto, dei fichi maturi che non mi piacevano mentre adesso li adoro. Delle noci che andavo a raccogliere dall'albero dietro casa, ne raccoglievi dieci e ce n'erano di buone tre. Degli asparagi selvatici che crescevano al limitare del bosco, e della frittata che poi facevamo che era la fine del mondo. Il gusto della pastasciutta della nonna, con la conserva di pomodoro fatta da lei con i nostri pomodori (altro profumo indelebile) e sempre un po' di peperoncino, talmente scotta che le penne rigate diventavano lisce. Ma se potessi mangiarla adesso sarebbe la cosa più buona del mondo.
Perchè la mia nonna ha lasciato una grande "impronta" sulla persona che ora sono.
Io sono cresciuta con lei, nella stessa casa. Soprattutto quando la mamma era al lavoro, è stata la mia seconda mamma. Mi aiutava a vestirmi, a fare colazione, e mi accompagnava a prendere lo scuolabus in fondo alla strada. Quando tornavo da scuola, c'era già il piatto di pasta pronto sul tavolo grande della cucina. Dopo i compiti, andavo quasi sempre nell'orto con lei o la seguivo nel pollaio, in stalla. La guardavo mentre, seduta davanti alla sua macchina da cucire, faceva gonne, vestiti o rammendava qualcosa, oppure lavorava a maglia. Mi faceva pure i vestiti di carnevale. Prendevamo la legna per la stufa. Chissà quante altre cose facevamo durante la giornata. La domenica mattina andavamo a messa in bicicletta e alle gite della parrocchia. D'estate andavamo al mare insieme: io, lei e a volte qualche altro mio cugino e puntualmente mi doveva venire a prendere in acqua e portare fuori perchè avevo i crampi ai piedi. Allora mi portava sulla spiaggia e mi metteva i piedi sotto la sabbia calda. Mi vengono in mente talmente tante cose, che non so nemmeno cosa scrivere.
Quando ero bambina credo di aver perfino odiato la campagna e la nostra vecchia e fredda casa, perchè in quel momento mi limitava in tante cose, mentre adesso ci tornerei subito (magari col riscaldamento!) per assaporare ancora un po' di quella semplicità.
Presa dalla nostalgia dei sapori semplici e buonissimi, ho fatto un dolce che più povero non c'è. Ma il gusto mi sembra il più ricco che esista.
Tortine Margherita con crema alla ricotta
125 gr di farina 00
130 gr di zucchero
4 uova
100 gr di burro
1 bustina di lievito vanigliato
per la crema (vezzo culinario che la mia nonna non approverebbe, lo so)
200 gr di ricotta vaccina
3 cucchiai di sciroppo di limone
la scorza di un limone
Dividere i tuorli dagli albumi di 3 uova e metterle così divise in due terrine diverse. Nella terrina dei tuorli aggiungere il quarto uovo e lo zucchero e montare con la frusta elettrica per qualche minuto, finchè diventa spumoso. Setacciare la farina e il lievito e aggiungere un po' alla volta al composto. Incorporare anche il burro fuso (e raffreddato). Montare quindi gli albumi a neve ferma con un pizzico di sale e incorporare al composto un po' alla volta, mescolando dal basso verso l'altro. Riempire a metà gli stampini monoporzione e infornare a 160 C (forno ventilato) o 180 C (forno statico) per 15 minuti. Sfornare e far raffreddare su una griglia.
Per la crema passare al setaccio la ricotta e mescolare con lo sciroppo di limone (tipo quello per granite, io ne avevo uno molto naturale come gusto) e alla fine grattuggiare la scorza di limone. A piacere aggiungere un po' di zucchero a velo. Servire le tortine con la crema a fianco.
Nella cucina della nonna di dolci ne giravano pochi pochi. Mi ricordo le frittelle di carnevale e la classica torta margherita, fatta a ciambellone però e cotta nella pentola sul fornello (non so se ha un nome quella pentola). Per me questo è il sapore della ricetta d'altri tempi. Portate pazienza per la lunghezza del post ma di meno non potevo.
Hai colto in pieno lo spirito del contest...che bel post e che bella ricetta!
RispondiEliminaAggiungo subitissimo...grazie e un abbraccio
eccolo, l'ho trovato!!!!
RispondiEliminahai dato un'immagine perfetta, e in tanti fotogrammi rivedo la mia infanzia.... MERAVIGLIOSA!!!!!
bello, mi hai emozionato...
grazie!